LEONE SU SEMAFORO ROSSO E GIALLO venetoonline.info LEONE MARCIANO CALPESTA SEMAFORO GIALLO ROSSO

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Pochi lo vedono ma questa questione dei semafori si sta avviando a conclusione.

Ancora meno sono le persone che vedono la soluzione ultima.

Anticipo la visione.

  • Amministrazione del Ministero delle infrastrutture spianata.

  • Resa dei conti all'interno del Cnr.

  • Inibizione all'uso delle macchinette sanzionatrici in mancanza di progetto e di valutazione del rischio relativi alla singola intersezione.

  • Decreto per la restituzione dei punti della patente a quanti hanno subito la sanzione.

  • Restituzione della sanzione pecuniaria pagata sotto forma di credito di imposta.

Provvedimenti questi tutti di giustizia amministrativa.

Restano aperte le questioni di responsabilità individuale, ove gli organi competenti, magistratura penale, amministrativa e contabile, faranno la loro parte vigile una nuova consapevolezza maturata nei cittadini dei loro diritti.

Un esito che lascia l'amaro in bocca a tutti perché le nefandezze vanno evitate, non sanate e successivamente perseguite.

I tempi per arrivare a questo risultato?

Il tempi della pubblica amministrazione sono infiniti, ma ora il tempo di questa pubblica amministrazione è finito.

Il tempo è l'unica risorsa non rinnovabile che ognuno di noi ha.

Una amministrazione che ruba il tempo del cittadino, compie il massimo degli abusi.

Possiamo ora essere maggiormente ottimisti rispetto al passato, l'attivismo con cui  il governo si sta muovendo, le iniziative risolute ed innovative di impatto sulla pubblica amministrazione fanno ben sperare.

L'atteggiamento nuovo responsabile e realistico dell'opposizione, fanno ritenere che il nuovo spirito della classe politica e governativa, possa contagiare l'apparato amministrativo la vera casta del paese, affinché ogni persona per bene che lavora nella pubblica amministrazione, prenda coraggio e coscienza della necessità di espellere la mela marcia che gli è vicina.


La vera precondizione per sconfiggere il sommerso.


Speriamo di vedere la luce, trent'anni di parabola discendente saranno presto dimenticati e tutti si rimboccheranno le maniche, un progetto di rinascita che può proiettare il paese ai vertici dell' eccellenza comunitaria, dato che ora galleggiamo nonostante la zavorra
immane di cui siamo gravati.

Serve però la consapevolezza che senza una accorta vigilanza, la strada imboccata si può perdere, chi oggi è il liberatore domani sarà il despota, la democrazia non è una conquista per l'eternità ma un percorso da riconoscere e difendere nel quotidiano.

Uno scenario in cui cambiamento e la flessibilità sono la regola, innovazione e ricerca interessano soprattutto la pubblica amministrazione, mentre questa ora si è appropriata di tale ipotesi quale indicazione da proporre alle imprese, imprese che mai si sono discostate da tale precetto e che comunque pagano in proprio ritardi ed inadeguatezze.

Una valutazione questa che riguarda non solo la pubblica amministrazione ma tutte le situazioni protette, situazioni sottratte alla concorrenza, situazioni di monopolio, corporazioni e lobby di interessi particolari, in statuito confitto di intessi all'interesse collettivo.

Un sistema corporativo che solo apparentemente garantisce la singola corporazione ma che in concreto ricava a ciascuno una maggior fetta di una torta ormai non c'è più.

Lo Stato deve smettere di dare soldi alle imprese, sono al contrario le imprese che devono dare soldi allo Stato, ora i soldi dati sono spartiti tra gli amici degli amici, mai arrivano a chi è il soggetto individuato dallo stanziamento.

Lo stato deve smettere di pagare dipendenti in distacco sindacale, se li paghino i sindacati i loro dipendenti, lo Stato obblighi al contrario i Sindacati agli stessi obblighi di ogni altro soggetto di diritto privato.

Lo Stato deve smettere di dare premi di produttività alle amministrazioni pubbliche, in ogni angolo del paese la spartizione avviene a prescindere, con allestimento di falsi progetti e carte prodotte ad arte.

Lo stato accerti che le condizioni del mercato del lavoro sono alterate, le aziende che producono ricchezza non trovano dipendenti italiani, le pubbliche amministrazione assorbono le risorse umane disponibili perché gli stipendi sono uguali o più alti, ma tutti conoscono i privilegi reali del dipendente compresa la totale impunità a comportamenti scellerati.

Lo stato intervenga a stabilire diversa situazione del mercato del lavoro, premi chi è attivo in attività che producono ricchezza, paghi il premio chi è attivo in attività inefficienti e di spesa.

Lo stato premi chi nello studio raggiunge risultati, indirizzi al lavoro chi nonostante le opportunità offerte dimostra di non poter ripagare l'investimento su lui fatto.

Giusta attenzione al pianto, ricordando però che il    piagni e fotti    è aforisma partenopeo  invalso nell'uso collettivo.

Studenti di professione e pubblici dipendenti in esubero saranno in prospettiva il bacino cui il mercato del lavoro potrà attingere risorse.

Una moltitudine che riduce in maniera drastica la necessità di mano d'opera extra comunitaria,con i problemi connessi.

Al fornaio non si possono chiedere soldi per pagare stipendi e studi a nullafacenti che vivono alle spalle di chi lavora.

L'interesse del paese al sostegno di una attività in difficoltà deve essere caso veramente eccezionale e subordinato ad un piano industriale che rimuova in via preliminare situazioni di privilegio a tutti i livelli, rendendo trasparenti e pubblici per l'attività finanziata tutti costi relativi al dissesto , non essendo concepibile che si chieda al fruttivendolo che si alza alle quattro di mattina dei soldi per finanziare il pilota di Alitalia che fa lo sciopero mettendosi in malattia.

L'elemento di fondo è l'identificazione di un progetto ideale complessivo, ogni intervento deve essere coerente al progetto, ogni attuazione è verificata nel suo procedere relativamente alle aspettative e alla rispondenza con progetto ispiratore.

Tutte queste valutazioni che attingono al passato, se è semplice riconoscere gli errori fatti, più complesso ipotizzare quelli relativi a scenari futuri.

Nel momento in cui più concretamente si va verso un federalismo fiscale, è opportuno analizzare alcuni passaggi che in passato hanno prodotto errori.

Le multe al semaforo nascono con la benevolenza dell'amministrazione centrale,interessata a compensare il taglio dei trasferimenti alle amministrazioni locali.

In realtà se il taglio dei trasferimenti non si accompagna ad un taglio delle spese periferiche, nessun beneficio porta al cittadino.

Così taglio dell'Ici e detassazione degli straordinari, sono solo misure redistributive del carico fiscale, mentre la necessità e quella di tagli in tutti i settori centrali e periferici del pubblico.

Ne il governo può nascondersi dietro il paravento dell'autonomia di spesa degli organi periferici, spetta la governo vigilare e disporre un quadro normativo compatibile al Progetto ideale.

Le amministrazioni di tutti i comuni sono tanto ipertrofiche quanto improduttive, sono raddoppiati i dipendenti negli ultimi anni con servizi sempre peggiori.

Molti dei sevizi sono appaltati con cumulo dei costi per un servizio interno non reso ed uno esterno pagato, molte volte strapagato dato i rapporti collusivi frequenti.

Il Sindaco responsabile tuttavia, non riesce a diminuire le spese, stretto tra una legislazione vetero sindacale che impedisce ogni azione e le necessità amministrative emergenti.

Detta in parole povere, se il sindaco vuole semplificare l'amministrazione, deve assumere nuovi addetti perché quelli presenti impediscono anche lo spostamento di una scrivania.

Amministrazioni prigioniere, di interessi particolari di nullafacenti che rubano il loro stipendio alla collettività.

Una presunzione di peculato mai finora percorsa, ma assolutamente percorribile senza scomodare nuove leggi.

In questa maniera ogni riforma sulla carta tesa al risparmio, si tramuta in aumento dei costi,  costi fino a pensionamento, ma anche oltre perché poi si rileva deficit di pianta organica, cioè il furto perpetrato diventa diritto acquisito.

Sulle spalle delle amministrazioni subentranti un inestricabile pregresso di costi correnti, vanifica ogni buona volontà.

Tutto questo a prescindere dagli sprechi che la stragrande maggioranza dei Sindaci autorizza

per favorire gli amici (studi di fattibilità ecc.ecc.) per passare alla storia o per avanzare verso Provincia Regione Parlamento.

Per fare funzionare il pubblico sembra necessario un numero infinito di addetti, ma siccome  l'efficienza tende a zero con maggior rapidità,

a zero tende il risultato.

Amen

Amen, un cazzo.

Antonio Menegon